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SECRETARIATE INTERNATIONAL POUR LA COOPERATION ECONOMIQUE EN AFRIQUE

·    Agricoltura

·    L’agricoltura è il settore che impiega la maggioranza dei lavoratori africani (60%). Tre quinti degli agricoltori sono impegnati in coltivazioni familiari, con produzioni limitate di poco superiori al bisogno del nucleo familiare. Questo tipo di agricoltura si basa su tecniche desuete e poco efficaci, e non provvede un capitale per il reinvestimento. Fattorie più estese, normalmente molto vaste, investono in prodotti per l’esportazione – caffè, cotone, cacao, tè e gomma. La produzione di fiori è in ascesa. Raramente queste fattorie producono per il mercato interno. Negli anni scorsi si è assistito al paradosso di paesi in preda alla fame che contemporaneamente esportavano prodotti agricoli verso l’occidente. Va inoltre notata la quasi assenza di agricoltori di medie dimensioni. Vi è un salto cospicuo tra le aziende agricole familiari – normalmente sotto i due ettari d’estensione – e le fattorie commerciali, che spesso sono latifondiste.

·    Settore minerario

·    L’Africa esporta minerali e petrolio, le due produzioni con il più alto coefficiente di ritorno finanziario. Oro, diamanti, rame si trovano in gran quantità in molti paesi dell’Africa Occidentale e Australe. Il petrolio è oggi pompato dai pozzi di tutta la fascia saheliana, in Nigeria e lungo le coste occidentali, in Egitto e Libia al nord, e nel sud Sudan. Giacimenti si trovano nel nord e sulle coste del Kenya, lungo la Rift Valley al confine tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo. È possibile che vi siano giacimenti sfruttabili commercialmente lungo le coste somale. Meno importanti economicamente ma necessari alla produzione di prodotti elettronici sono i giacimenti di coltan nella Repubblica Democratica del Congo. Sono molti i depositi di ferro, bauxite, rame, carbone, titanio, uranio e altri minerali non ancora sfruttati. ·

Settore manifatturiero ·

L’Africa è il continente meno industrializzato. Sudafrica, Egitto e i paesi maghrebini in genere presentano una struttura industriale adatta sia alla produzione per i mercati locali che alla esportazione.·    In Sud Africa ci sono varie aziende che hanno assunto una rilevanza mondiale. Tra queste la South African Brewery (SAB) che con una continua politica di acquisizioni in tutto il mondo è attualmente il primo produttore mondiale di birra. Controlla vari marchi tra cui Castle, marchio storico del gruppo e leader in Sud Africa, ma è anche proprietaria di molti marchi in Europa (in Italia controlla la Peroni), Asia, Americhe. ·    Un’altra grande realtà industriale Sudafricana è il gruppo Mondi, tra i più importanti produttori mondiali di cellulosa, carta patinata per riviste e imballaggi in carta. ·

Tra gli altri paesi, Kenya e Nigeria hanno una produzione a livello regionale. Tutti gli altri paesi hanno parchi industriali generalmente vecchi e adatti per lo più alla produzione locale, solitamente sotto contratto di licenza da aziende straniere.

Molti sono i processi industriali inquinanti (ad esempio, la preparazione dell’alluminio in Mozambico e del titanio in Kenya) che vengono fatti in Africa, con esportazione e lavorazione del prodotto finito in altri continenti. ·

Il settore occupa circa il 15% della forza lavoro a livello continentale ·

Settore finanziario ·

In tutti i paesi subsahariani il settore finanziario è dominato da istituti multinazionali. Banche e istituti finanziari locali sono considerati poco attendibili, instabili e in genere insolvibili in caso di crisi economica. Le industrie e le compagnie investitrici si appoggiano solitamente su banche internazionali, e con conti in valuta estera. L’euro sta prendendo il posto del dollaro statunitense in molte transazioni, mentre il dollaro rimane la divisa di riferimento per le agenzie dell’ONU. I capitali africani vengono investiti per il 60% nel continente e per il 40% all’estero.

Tra le divise locali, il Franco Centro Africano – moneta comune a molti paesi ex colonie francesi – è legato all’euro; il rand sudafricano è riconosciuto internazionalmente, mentre le altre divise hanno valore solo locale.

  • Cause del mancato sviluppo
  • Cause geografiche
  • Le barriere geografiche

il più grande e caldo deserto e la seconda più grande foresta tropicale del mondo sono in Africa spesso impediscono il libero movimento di beni e servizi.

Anche i fiumi, con poche eccezioni

– Nilo a tratti, Congo dalla foce fino a Kisangani, Zambesi a tratti non permettono una buona penetrazione verso l’interno.

La mancanza di strade asfaltate di grande percorrenza, e la presenza di piste inaffidabili durante la stagione delle piogge, sono altri fattori che frenano la crescita.

Inoltre, molte nazioni sono lontane dai porti marini, con conseguenti alti costi di trasporto dei beni producibili localmente.

  • Occorre però dire che le infrastrutture internazionali sono diventate una priorità per molti paesi. La costruzione di un ponte sul fiume Ruvuma, tra Mozambico e Tanzania, permetterà di unire l’Africa Australe a quella Orientale con strade asfaltate e adatte al passaggio di mezzi pesanti, con conseguente sviluppo del commercio regionale. L’ampliamento dell’oleodotto che collega Mombasa a Kisumu, in Kenya, permetterà un migliore approvvigionamento di oli e lubrificanti a tutta la regione dei Grandi Laghi. La promessa asfaltatura della strada transafricana tra Isiolo e Moyale permetterà di collegare l’Etiopia al sistema stradale dell’Africa Orientale. Simili progetti sono in corso tra Nigeria e i paesi confinanti.

Cause legate alla salute

  • Uno dei drammi che colpiscono i paesi africani è la vastità dell’infezione HIV/AIDS, la difficoltà di superare il problema posto da malaria e tubercolosi, la poca disponibilità di personale medico ed infermieristico preparato al di fuori delle grandi zone urbane. L’HIV/AIDS ha colpito duramente le fasce più produttive, e spesso le fasce meglio preparate dal punto di vista intellettuale. La malaria continua ad essere la singola causa più alta di morte nelle zone subsahariane, specialmente per i bambini sotto i 5 anni di età.
  • Pochi paesi africani possono permettersi di fornire gratuitamente medicine antiretrovirali per combattere l’HIV/AIDS, e quelli che lo fanno devono dedicare quasi tutto il bilancio sanitario a questo programma, con gravi conseguenze per gli altri settori. La produzione di medicine generiche è ancora lontana dal sopperire al mercato interno, mentre molte medicine necessarie a contenere le malattie più gravi devono essere importate o prodotte sotto licenza, con conseguenti alti costi per la popolazione locale.

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  • Il segretariato è un organismo non governativo, per lo scambio commerciale culturale e artigianale tra i paesi industrializzati e i paesi Africani, non ha scopo di lucro.
  • Il segretariato individua situazioni di sviluppo economico, studia le risoluzioni e propone i criteri di attuazione agli Organismi internazionali ai quali è convenzionato.
  • Il SICEA è di ausilio a tutte le Aziende che intendessero investire nei Paesi  dove sono state individuate le situazioni di sviluppo e coadiuva le stesse al reperimento di tutte le forme di aiuti economici e/o di agevolazioni.
  • Il SICEA interviene anche per l’interscambio commerciale con imprenditori  non africani con questi paesi ovvero agevola  gli imprenditori e le Aziende che nell’interscambio favoriscono l’esportazione di prodotti Africani.
  • Studia e propone soluzioni avanzate per tutti i settori tecnici industriali, artigianali e agricoli, nonché la creazione e la direzione degli insediamenti proposti.
  • Si avvale di professionisti di elevata capacità in tutti i settori riuniti in associazione temporanea tanto da poter soddisfare ogni esigenza tecnica e operativa convenzionata con il S.
  • Il SICEA è sostenuto con le quote di partecipazione delle Aziende che si avvalgono dell’ausilio e della collaborazione e con le royalty dell’1% per  i servizi offerti e per le transazioni derivate.
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