I menhir sono delle grandi pietre (megaliti) erette verticalmente sul terreno e attribuibili all’età della pietra (neolitico ed era preistorica). A differenza dei dolmen, costituiti da più elementi, i menhir sono dei monoliti, ossia composti da una sola grande pietra. Le dimensioni di alcuni menhir potevano raggiungere anche i venti metri di altezza, come nel caso del Grand Menhir rotto di Locmariaquer, in Bretagna, la loro forma è generalmente squadrata, a volte assottigliata sulla cima.
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I menhir in Italia:
In Sardegna i menhir assumono il nome di pedras fittas e si trovano in diversi punti dell’isola. Il significato simbolico dei menhir richiama la fertilità, sia per la forma fallica sia per i simboli femminili scolpiti sugli stessi
Nel territorio di Laconi, in provincia di Oristano, sono stati rinvenuti oltre 100 menhir e statue menhir, nel museo della statuaria preistorica in Sardegna, sempre a Laconi, sono esposti decini di questi menhir oltre ad altri rinvenuti in territori limitrofi.
In provincia di Oristano, a Villa Sant’Antonio, sono stati ritrovati talmente tanti menhir da rinominare il luogo la Valle dei Menhir.
I Menhir della Sardegna risalgono ad un periodo databile tra il 3300 e il 2500 a.C. e sono collocabili nell’epoca chiamata Cultura di Ozieri, dove è stato rinvenuto il menhir più alto d’Italia, con i suoi 5 metri e 75 centimetri.
Altri ritrovamenti importanti sono quelli di Goni, in provincia di Cagliari, dove nel sito di Pranu Muttedu sono visibili numerosi menhir allineati in lunghe file e di Sant’Antioco, sempre in provincia di Cagliari dove sono visibili i menhir chiamati il frate e la suora (Su Para e Sa Mongia) e molti menhir rappresentanti simboli maschili, con sezione a pilastro e altri femminili con la sezione piano convessa o concavo convessa.
In Puglia i siti più importanti sono quelli del Salento, ogni centro del leccese ne conta almeno uno, nel comune di Giurdignano ce ne sono addirittura 15. Il più alto menhir della Puglia, il Menhir de Santu Totaru, si trova a Martano e supera i 5 metri d’altezza.
Durante il medioevo i menhir del Salento furono inglobati nella cultura cristiana e furono incise sulla pietra delle croci, ancora oggi è usanza, nella Domenica delle Palme, andare in processione in questi luoghi per assistere alla benedizione dei ramoscelli di olivo.
Mentre i dolmen sono stati ritrovati sono nell’Italia meridionale, la presenza dei menhir riguarda anche l’italia settentrionale, e importanti siti sono stati rinvenuti in Piemonte e in Liguria (Varazze, Verzi, Pieve di Teco e Ameglia), è ancora sconosciuta la funzione dei menhir liguri, non si sa cioè se rappresentavano degli idoli o dei monumenti funebri.
I menhir piemontesi sono quelli di Cavaglià, in provincia di Biella, dove nel parco archeologico di Cavaglià sono stati contati undici menhir disposti in forma circolare e databili intorno al 4000/5000 a.C., quello di Lugnacco, ora ricollocato di fronte al cimitero ovvero in quella che era la sua collocazione originaria e i gemelli di Mazzè e di Chivasso, questo è conservato nella centrale Piazza d’Armi all’interno di una teca di cristallo.
Un altro menhir, a Paroldo, è stato addirittura collocato in una base di cemento sulla strada che porta alla chiesa del paese. A Briaglia, in provincia di Cuneo, sono stati ritrovati numerosi menhir negli anni 70 ma l’incuria del sito è stata tale che questi materiali sono andati per lo più dispersi, utilizzati come materiale edile o prelevati da privati.
Anche a Monte Musinè, in provincia di Torino, sono stati rinvenuti alcuni menhir, su uno di questi è stato inciso un graffio che ricorda un disco volante ma l’incisione pare essere risalente agli anni stessi del ritrovamento.